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Il direttore d’orchestra
In una sala da concerto o in un teatro, un gruppo più o meno numeroso di persone accorda gli strumenti, chiacchiera e scherza; in sala un folto pubblico si siede, conversa, sistema i paltò, tossisce, si scambia i saluti, sfoglia i programmi di sala. Ad un certo punto avviene qualcosa di rituale, di magico: un solo uomo fa il suo ingresso, attraverso il palcoscenico e sale sul podio; il teatro prima applaude e poi zittisce. Costui alza una sottile bacchetta e il silenzio si fa assoluto. Dal caos ecco nascere l’ordine e la disciplina.
Theodor W. Adorno, Introduzione alla sociologia della musica, (1962), Einaudi, Torino, 1971.
Fautore di un’idea interpretativa irripetibile, arbitro del suono di ogni strumento, curatore delle fasi tortuose che precedono il momento magico dell’esibizione, il direttore d’orchestra è una figura iconica dotata di una valenza culturale che oltrepassa i limiti della musica. Tuttavia, le orchestre non hanno sempre avuto una guida unitaria e la professione del dirigere, per come la conosciamo oggi, è relativamente recente.
Attraverso un’ampia disamina dei sistemi in uso dalla fine del Seicento, con la nascita delle formazioni strumentali moderne, fino agli inizi del Novecento, allorquando il direttore diviene divo e despota del podio, il saggio indaga i percorsi segreti che hanno portato allo sviluppo della nuova arte: prima in Germania e in Francia, poi nel resto d’Europa.
Nel ricostruire la genesi della direzione, l’autore analizza gli scritti di compositori-direttori come Robert Schumann, Hector Berlioz, Franz Liszt e Richard Wagner, passa in rassegna il lavoro delle associazioni concertistiche di Lipsia, Parigi, Vienna e Londra, mette a fuoco le modalità d’uso della bacchetta per rappresentare l’espressione e il disegno della frase musicale, e si avvale di un ricco apparato iconografico che afferisce alla mutevole disposizione delle orchestre e del direttore. Emergono così le soluzioni tecniche più disparate e la graduale presa di coscienza del ruolo del direttore, il traduttore autorizzato della partitura che fa dell’orchestra il proprio strumento.
Infine, alcune considerazioni sul futuro della professione, sulle sfide poste dal repertorio moderno e sulla necessità di tracciare l’itinerario formativo delle generazioni a venire.
Riedizione del testo originariamente pubblicato nel 1998, questo volume intende colmare un vuoto sull’argomento nella letteratura di settore, ed è destinato a studenti, docenti di direzione e appassionati di musica.